Perché richiedere un preventivo sul calcolo strutturale

Perché richiedere un preventivo sul calcolo strutturale

Un professionista, un ingegnere, un architetto o un geometra oppure un’impresa di costruzioni di fabbricati in legno, in acciaio, in cemento armato o altri materiali possono richiedere un preventivo gratuito per il calcolo strutturale.

Richiedere un preventivo sul calcolo strutturale ha i seguenti vantaggi:

  • E’ GRATUITO =>La tua richiesta di preventivo non ti comporta nessun costo.
  • E’ VELOCE => Riceverai un preventivo dettagliato entro 24 ore dalla tua richiesta.
  • E’ PRECISO => potrai valutare esattamente il costo della realizzazione del calcolo strutturale.
  • E’ FLESSIBILE => attraverso un form di compilazione automatizzato potrai richiederci esattamente il servizio più adatto alle tue esigenze.
  • E’ FACILE => Il form di compilazione automatizzato, il servizio di desk help e l’eventuale contatto telefonico o via skype con un nostro tecnico abilitato ti guideranno con semplicità nella compilazione di tutti i campi necessari per calcolare il tuo preventivo.
  • E’ SICURO => Rispettiamo tutte le normative sulla privacy.

Inoltre affidarsi a noi offre una serie di vantaggi in termini di tempo, costi, ricavi e garanzie:

  • Professionalità riconosciuta e dimostrabile => Siamo leader in Italia nella consulenza del calcolo strutturale on line;
  • Servizio altamente specializzato => Calcolo Strutture S.r.l.  essendo specializzata in progettazione strutturale è sempre attenta alle regole in vigore, infatti le NTC (Norme Tecniche per le Costruzioni) sono ostiche a chi non dispone di specializzazione spinta;
  • Razionalizzare le materie prime della produzione e risparmiare sui costi di produzione => Per le imprese che costruiscono strutture in legno lamellare o in acciaio è possibile ottenere un calcolo di predimensionamento consistente nella stima delle quantità di materiale necessarie per costruire la struttura.
  • Risparmio di tempo => A seconda delle tue richieste, riceverai in brevissimo tempo l’elaborato grafico del calcolo strutturale;
  • Assistenza è servizio a 360 gradi => Già dalla fase della richiesta del preventivo fino alla fase di conferma e acquisto sarai assistito in maniera scrupolosa, i nostri form automatizzati, il servizio di help desk e a richiesta il contato audio via skype o telefonico con i nostri tecnici abilitati ti accompagneranno passo passo lungo tutto il processo di acquisto;
  • Garanzia al 100% della tua soddisfazione => Prima della conferma del lavoro definitivo ti invieremo l’anteprima dell’elaborato grafico e se ci sono delle correzioni da effettuare le eseguiremo fino alla tua piena soddisfazione;
  • Sicurezza del pagamento => Utilizziamo sistemi di sicurezza altamente affidabili per la gestione dei pagamenti, inoltre con il sistema di pagamento PayPal le tue informazioni finanziarie restano protette. I dati relativi a carta di credito e conto bancario non vengono mai condivisi con il nostro negozio e sei completamente protetto dai pagamenti non autorizzati effettuati dal tuo conto;
  • Esonero delle responsabilità amministrative => nel caso la tua richiesta comprenda oltre al calcolo strutturale digitale anche l’elaborato grafico cartaceo firmato da un nostro tecnico abilitato, come impresa o professionista sarai esonerato da tutte le responsabilità amministrative e penali.

Si precisa che il calcolo strutturale può essere richiesto per: strutture in legno e legno lamellare, strutture in acciaio, strutture metalliche, strutture prefabbricate, strutture in cemento armato, strutture in acciaio e vetro.

 

Clicca sul seguente link per guardare il video su come richiedere un preventivo online sul calcolo strutturale:

https://calcolostrutture.eu/come-richiedere-un-preventivo-online-di-calcolo-strutturale/

 

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Calcolo strutture: il terremoto come laboratorio – part.3

Calcolo strutture: il terremoto come laboratorio – part.3

Calcolo Strutture – Rubrica

1.4 Terremoti recenti in Italia

L’Italia è situata al margine di convergenza tra due grandi placche, quella africana e quella euroasiatica, il che comporta un elevato rischio sismico.
In questo paragrafo si vuole semplicemente sensibilizzare il lettore al fenomeno tellurico in Italia.
I terremoti sono molto più frequenti e diffusi sul territorio nazionale di quanto si possa pensare.
Negli ultimi 31 anni infatti, la Rete Sismica Nazionale ha registrato più di 150.000 eventi sismici in Italia, la maggior parte dei quali non è stata avvertita dalla popolazione. Più di 50 terremoti hanno avuto una magnitudo Richter superiore a 5.0.

I più forti terremoti di questo periodo sono avvenuti in Abruzzo il 6 aprile 2009, Mw =6.3, e in Emilia Romagna il 20 maggio 2012, Mw =5.9.
Per avere un’idea più dettagliata di quante innumerevoli scosse telluriche sopporta il nostro Paese, si riportano di seguito, a titolo d’esempio, i dati relativi a 3 mesi solari (dal 1° Dicembre 2014 al 27 Febbraio 2015) dei terremoti di magnitudo superiore o uguale a 2.0, localizzati in Italia dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV.
I valori delle coordinate ipocentrali e della magnitudo rappresentano la migliore stima con i dati a disposizione al momento.

Clicca sul seguente link per vedere la tabella dei terremoti recenti in Italia:
Tabella terremoti

Inoltre l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia regista che:
“Dal 1900 ad oggi si sono verificati 30 terremoti molto forti (Mw=5.8), alcuni dei quali sono stati catastrofici. Qui di seguito si riportano in ordine cronologico. Il più forte tra questi è il terremoto che nel 1908 distrusse Messina e Reggio Calabria.”

IMG1.Terremoti
Le prime norme in materia di sismicità classificavano in modo molto generico il territorio nazionale, in aree a basso e ad alto rischio sismico.
In particolare il D.M. LL. PP 16 gennaio 1996 suddivideva il territorio nazionale nelle seguenti zone sismiche, in funzione del grado di sismicità S:
– Zona di I categoria (S=12);
– Zona di II categoria (S=9);
– Zona di III categoria (S=6);
– Zona non classificata;

Secondo il successivo provvedimento legislativo del 2003, i comuni italiani erano classificati in 4 categorie principali, in base al loro rischio sismico, calcolato in base al PGA (Peak Ground Acceleration, ovvero picco di accelerazione al suolo) e per la frequenza ed intensità degli eventi.
– Zona 1: sismicità alta, PGA oltre 0.25 g;
– Zona 2: sismicità media, PGA fra 0.15 e 0.25 g;
– Zona 1: sismicità bassa, PGA fra 0.05 e 0.15 g;
– Zona 1: sismicità molto bassa, PGA inferiore a 0.05 g.

Il D.M 14 gennaio 2008 (Norme Tecniche per le Costruzioni), attualmente in uso, ha introdotto una nuova metodologia per definire la pericolosità sismica di un sito e, conseguentemente, le azioni sismiche di progetto per le nuove costruzioni e per gli interventi sulle costruzioni esistenti. Il territorio nazionale è stato suddiviso mediante una maglia di punti notevoli, al passo di 10 km, per ognuno dei quali sono noti i parametri necessari alla costruzione degli spettri di risposta per i diversi stati limite di riferimento (tra i quali, la già citata PGA). Mediante un procedimento di interpolazione tra i dati relativi ai quattro punti del reticolo più vicini al sito in esame, è possibile risalire alle caratteristiche spettrali specifici del sito stesso, necessari come dati di input per la progettazione strutturale.
In seguito alla nuova classificazione, tutte le regioni italiane risultano a rischio sismico. In tutto il territorio nazionale vige quindi l’obbligo di progettare le nuove costruzioni e intervenire sulle esistenti con il metodo di calcolo semiprobabilistico agli stati limite e tenendo conto dell’azione sismica.

Limitatamente alle costruzioni ordinarie presenti nei siti ricadenti in zona 4, per le costruzioni di tipo 1 e 2 e di classe d’uso I e II, la norma consente l’utilizzo della “vecchia” metodologia di calcolo alle tensione ammissibili di cui al D.M. 16 gennaio 1996, ma obbliga comunque a tenere conto dell’azione sismica con l’assunzione di un grado di sismicità convenzionale S=5.

 

Articolo curato da
Ing. Alba Inneo

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Calcolo strutture: il terremoto come laboratorio part.2

Calcolo strutture: il terremoto come laboratorio part.2

Calcolo Strutture – Rubrica

1.3 Classificazione dei sismi e determinazione dei parametri caratte-ristici

All’aumentare dell’energia sismica liberata durante un terremoto nell’ipocentro, aumenta l’intensità dell’evento tellurico. La grandezza che meglio rappresenta un sisma esprimendo l’energia liberata è la magnitudo.
La prima definizione di magnitudo fu dovuta a Richter ed essa è universalmente usata e sperimentalmente verificata almeno per terremoti con ipocentro non oltre il 30 km.
La formula che definisce tale scala è:

par3  131     (1.3.1)

essendo l’ampiezza del terremoto di riferimento, distanza epicentrale, l’ampiezza del terremoto che si considera, la sua magnitudo.
Si assume come terremoto di riferimento quello che dà luogo ad un segnale con ampiezza massima A=0.001 mm sul sismometro standard di Wood Anderson posto ad una distanza km dall’epicentro.
Per terremoti di grande energia a 100 km dall’epicentro si tiene conto di altre formule quale la seguente:

par3 132(1.3.2)

dove T è il periodo dell’onda di massima ampiezza, s caratteristica strumentale, d distanza dall’epicentro.
Vi sono altre definizioni di magnitudo che si basano su differenti misure delle onde sismi-che. Per valutare e misurare terremoti a grande distanza si usa la magnitudo superficiale che è basata sulla stima dell’ampiezza delle onde di Rayleigh con periodo di 20 secon-di. Il metodo oggi più usato di stima della magnitudo è basato invece sulla misura diretta della onde di massa (Body waves, da cui il simbolo ); il valore della magnitudo si cal-cola come funzione della distanza dell’ipocentro e dell’ampiezza delle onde di taglio. Il calcolo della magnitudo è reso particolarmente rapido dalla disponibilità di abachi come quello di figura 1.3.1. l’intervallo di tempo che intercorre tra l’arrivo al sito delle onde di pressione (onde P) e quelle di taglio (onde S) permette di valutare la distanza dell’origine del terremoto. Si misura quindi l’ampiezza delle onde S riportando la distanza in chilometri sulla scala sinistra e l’ampiezza in millimetri sulla scala a destra e congiungendo i due valori con un regolo la scala centrale offre una stima della magnitudo.
Figura 1.3.1 – calcolo della magnitudo (grafico su carta)
Poiché le magnitudo attese nel territorio italiano non superano il valore di circa M=7.5, per la classificazione dei nostri sismi sembra sufficiente la metodologia di misura classica di Ri-chter.
Al crescere della magnitudo di un terremoto cresce la energia liberata e una relazione pro-posta da Richter fornisce l’espressione seguente:

par3 133(1.3.3)

essendo M la magnitudo e W l’energia liberata in ergs.
Altro modo di contrassegnare un sisma è di valutare i danni che esso produce in una deter-minata località, definendo cosi l’intensità sismica. La valutazione di tali danni prodotti dal sisma presenta una forte incertezza sia per quanto riguarda la stima dei danni e sia per le tecniche costruttive adottate nei diversi paesi e nelle diverse epoche storiche.
Nel 1883 De Rossi e Forel proponevano una scala di intensità sismica, adottata poi nel 1902 da Mercalli. Egli propose anche una propria scala di intensità successivamente modifi-cata e conosciuta a partire dal 1931 come scala Mercalli modificata, composta di XII gradi di intensità e riportata nella tabella 1.3.1

par3 tab 131

Tabella 1.3.1

Richter, nel 1956 propose una versione corretta della scala Mercalli modificata introducen-do sostanzialmente quattro diverse classificazioni delle costruzioni in muratura dal punto di vista della resistenza alle azioni sismiche. Le categorie sono mostrate nella tabella 1.3.2.
Simile alla scala Mercalli modificata è la scala macrosismica MKS del 1964 realizzata da Medvedev, Sponheuer e Karnik, che classifica tutte le costruzioni non antisismiche in tre categorie, classificando le percentuali quantitative e i gradi di danneggiamento delle costru-zioni.
La scala introdotta da Mercalli, già nel 1904 da Cancani, nel 1912 da Sieberg venne corre-lata con una scala di accelerazioni massime del terreno. Essi inoltre introdussero modifiche alla primitiva scala che è quindi talora indicata anche come scala Mercalli, Cancani , Sieberg.

par3 tab 132

Tabella 1.3.2

Richter ha proposto una corrispondenza reciproca tra intensità e accelerazione massima del terreno espressa dalla relazione seguente:

par3 134(1.3.4)

essendo l’intensità della scala MM e misurando l’accelerazione a in cm/sec. Le ricer-che successive hanno condotto a formulazioni differenti e più aderenti alle realtà locali. Non riteniamo che sia questa la sede per approfondire argomenti più strettamente legati alla sismologia.
Nella tabella 1.3.3 sono riportate le diverse scale di sismicità, confrontate fra di loro.
Come si può osservare dalla tabella 1.3.3 a parità di intensità della scala MM, la scala di ac-celerazioni proposta da Richter fornisce valori nettamente più elevati rispetto a quanto sug-gerito da Cancani e Sieberg.

par3 tab133

Tabella 1.3.3

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Calcolo strutture: il terremoto come laboratorio

Calcolo strutture: il terremoto come laboratorio

Calcolo Strutture – Rubrica

 

1.1 Cosa sono i terremoti

I terremoti sono eventi naturali non prevedibili che si verificano in zone molto ristrette della superficie terrestre, le quali delimitano i bordi delle placche in cui, secondo la teoria della tettonica a zolle, si pensa sia suddivisa la parte più superficiale della crosta terrestre.

cartografia terremoti

Figura 1.1.1 – Dal sito www.gte.it

La teoria della tettonica delle placche stabilisce che esse sono in continuo e lentissimo reci-proco movimento provocando notevoli deformazioni negli strati più esterni della terra.

I terremoti si verificano ogni qual volta si generano delle fratture della crosta terrestre do-vute ai suddetti fenomeni di movimenti che possono essere di svariato tipo.

La causa di un terremoto può associarsi a diverse situazioni come l’attività vulcanica, crolli di incavature sotterranee, ma soprattutto a movimenti delle zolle terrestri ai quali si associa la liberazione di elevate quantità di energia cinetica con conseguente sviluppo di forti ten-sioni interne.
Le zolle sono di due tipi: oceaniche e continentali. Nelle zone di distacco tra le zolle si ha risalita di materiale fuso che ripristina le rocce: distacco tra le zolle si ha ad esempio lungo la dorsale atlantica e in Africa nella Great Rift Valley, che attraversa la Dancalia Eritrea e il Kenia.
Il moto di una zolla oceanica verso una zolla continentale viene definito subduzione della prima rispetto alla seconda, cioè la zolla oceanica si immerge nel mantello distruggendosi.

Altro spostamento è lo scorrimento relativo di una faglia rispetto all’altra generandone una del tipo trasforme. Molto nota é la faglia di Sant’Andrea in California, il cui scorrimento ha causato molti terremoti. I movimenti relativi delle zolle generano, nelle zolle di confine, sta-ti di tensioni crescenti nel tempo. Quando i valori di tensione superano i limiti di rottura del materiale si ha una variazione notevole e brusca dell’energia potenziale elastica immagazzi-nata negli strati rocciosi. L’innesco della rottura é legato, come é intuibile, alle tensioni tan-genziali, in sostanza, al deviatore di tensioni interne. Inoltre la rottura avviene nelle superfi-ci di discontinuità degli strati rocciosi che ivi scorrono uno rispetto all’altro.

Dalla zona del volume di roccia in cui si è avuto il movimento delle faglie e successivamen-te la rottura, denominato fuoco, si libera l’energia accumulata durante la deformazione e una parte di questa energia viene dissipata sotto forma di calore ed un’altra si propaga sotto forma di onde sismiche. Il fuoco viene chiamato ipocentro e la sua proiezione verticale sulla superficie terrestre prende il nome di epicentro.

In dipendenza dalle proprietà del moto sismico possiamo distinguere (Newmark), diverse categorie di terremoti:
a) Terremoti consistenti praticamente in un singolo impulso: sono evidentemente distrut-tivi a breve distanza dall’epicentro, di magnitudo moderata, fuoco poco profondo, di-rezionali; l’accelerogramma é ricco di componenti armoniche con piccolo periodo di vibrazione.
b) Terremoti di durata moderatamente lunga caratterizzati da un accelerogramma ca-sualmente irregolare. Rientrano in questa categoria i terremoti californiani nonché quelli del Friuli del 1976 e della Campania del 1980. Loro caratteristica é una magni-tudo più elevata; hanno intensità praticamente uguali in ogni direzione di misura, du-rata da rendere importante lo smorzamento nella valutazione della risposta strutturale.
c) Terremoti di lunga durata con prevalenti periodi di vibrazione.
d) Moti sismici che comportano notevoli movimenti del terreno, con apparizione in su-perficie degli scorrimenti di faglia, fenomeni di liquefazione del suolo, larghe frane del terreno.

 

1.2 Tipi di onde sismiche trasmesse nel terreno

Ipotizzando il terreno quale mezzo isotropo è possibile ricavare le equazioni delle onde si-smiche considerando un prisma elementare di lati dx, dy e dz con massa volumica pari  le cui componenti spostamento sono pari a u, v e w.
È possibile individuare due tipi di onde; quelle di condensazione e quelle di distorsione.
Le onde di condensazione, o compressione, che si diffondono dall’ipocentro del sisma, so-no chiamate P (Primae). Le onde di distorsione sono chiamate S (Secundae). Tali denomi-nazioni sono dovute alla diversa velocità di propagazione delle onde la quale, tra l’altro, di-pende anche dalla profondità degli strati rocciosi attraversati e dalle caratteristiche chimico fisiche e meccaniche degli stessi.
Dalle differenti velocità delle onde P e S è possibile ricavare la distanza dell’ipocentro dal punto di stazione in cui sia stato rilevato il sismogramma di un terremoto.
Riflettendosi sulla superficie terrestre le onde generano onde riflesse di entrambi i tipi. In particolare onde P possono dare luogo a riflessioni sia di compressione PP, sia di taglio, in-dicate come PS. Analogamente le onde S possono dare luogo a onde SP ed SS.
I vettori d’onda, sia delle onde P sia di quelle S si incurvano attraversando gli strati più profondi del mantello a causa della rifrazione dovuta all’aumento delle velocità, sia di compressione, sia di taglio.
Al passaggio delle onde sismiche attraverso la superficie di separazione di strati di roccia aventi diverse caratteristiche fisiche, si generano anche onde superficiali; quelle di maggiore intensità si producono ovviamente nella superficie terrestre e sono contraddistinte con la lettere L (Longae). Tra le onde superficiali si distinguono le onde di Rayleigh, che sono on-de trasversali.

 

 

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Analisi strutturale sul Grattacielo Intesa San Paolo di Torino

Questa mattina appena arrivato in studio ho letto, tra le centinaia di mail, quella del grattacielo di Torino, Intesa San Paolo, progettato dal team di Enzo Piano. A quanto pare tale struttura presenta dei fenomeni deformativi controllabili, a dire degli autori, che hanno allarmato un pochino gli addetti ai lavori.

In pratica la configurazione geometrica si discosterebbe da quella teorica indeformata. Gli stessi autori dell’articolo su ingegneri.info comunicano che la particolare configurazione oggetto della trattazione (definita come “effetto a banana”) è conseguenza della geometria e delle rigidezze in gioco. Per meglio comprendere il fenomeno, per nulla eccezionale e poco “dannoso” per la struttura in servizio (tale da non richiedere particolari interventi mirati alla sua mitigazione o annullamento) occorre esaminare sommariamente lo schema statico a cui può essere ricondotto l’edificio.

In tale articolo non voglio commentare minimamente quanto potrebbe essere grave o banale il problema incorso ai progettisti della struttura, ma vorrei mettere in evidenza delle piccole problematiche che durante ogni lavoro, di qualunque natura, dovrebbero analizzarsi.

Fin dagli anni 90 gli Eurocodici, ed oggi anche le nostre norme italiane (NTC2008), sostengono in regole e principi l’assoluta importanza, soprattutto in zona sismica (ed io direi che tutto il nostro territorio è da definirsi sismico!!) della regolarità in pianta ed in elevazione. In pratica, ed in modo banale, nel seguito indicherò principi di base e fondamentali che ogni progettista dovrebbe assolutamente rispettare, per quanto possa trattarsi di opera ideata da architetti di grido.

Più e più volte ho scritto tali affermazioni in volumi dedicati all’ingegneria strutturale e sismica e in vari convegni …

L’architetto e lo strutturista devono parlare la medesima lingua. Non è possibile, soprattutto in opere importanti, che lo strutturista venga a trovarsi nelle condizioni di non poter assolutamente cambiare né forma né caratteristiche geometriche all’edificio in oggetto di progettazione.

La prima regola è che il baricentro delle masse deve portarsi il più prossimo al baricentro delle rigidezze. Più la distanza è grande più i fenomeni deformativi roto-flessionali saranno evidenti non solo per condizioni di carico di natura statica, ma soprattutto, per condizioni di carico dinamiche come potrebbero essere vento e terremoti.

Passando all’analisi più specifica della regolarità in pianta ed in elevazione ecco cosa suggerisce la norma tecnica ed i consigli del “buon padre di famiglia”.

  • La configurazione in pianta deve essere compatta e simmetrica rispetto ad entrambe le direzioni ortogonali in relazione, come si diceva, alla distribuzione delle masse e delle rigidezze.
  • Inscrivendo la pianta dell’edificio in un rettangolo, il rapporto tra i lati dovrà essere inferiore a 4.
  • Non devono esserci né rientri né sporgenze superiori al 25% della dimensione totale della costruzione in ogni direzione
  • I solai devono poter essere considerati infinitamente rigidi nel loro piano rispetto alle membrature verticali.
  • Tutti i sistemi verticali resistenti dell’edificio dovranno estendersi per tutta l’altezza della struttura.
  • Le masse e le rigidezze devono restare costanti per ogni singolo piano o dovrà esserci una gradualissima variazione, senza bruschi cambiamenti. Questo deve essere valido dalla base fino alla cima della struttura.

Le strutture che noi costruiamo dovrebbero essere considerate viventi. Questo significa che movimenti sono sempre ammessi e sono sempre controllabili … Mai, però, dovrebbe succedere che fenomeni deformativi siano talmente evidenti da essere notati da tutti. È come notare una persona che durante una normale passeggiata inizia a zoppicare. L’armoniosità delle fattezze scheletriche umane dovrebbero farci capire la geometria razionale e semplice delle strutture che andiamo a calcolare.

Sperando di essere stato di aiuto a qualcuno, egregi saluti.
Dott. Ing. Giuseppe Albano

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